15 Gennaio 2021
Donne in Cooperazione: Ruralia, Urbagri4Women, Saywa e GenderPlus si presentano a Montemorcino con Franco Uda e una lettera di Maria Grazia Panunzi.

Esiste un approccio al femminile alla Cooperazione Internazionale? Noi crediamo di sì.

Maria Grazia Panunzi, Presidente AIDOS

Maria Grazia Panunzi, Presidente AIDOS

Le donne in cooperazione di Tamat: Giulia Vallerani, Simona Formica e la Presidente Patrizia Spada

Le donne in cooperazione di Tamat: Giulia Vallerani, Simona Formica e la Presidente Patrizia Spada

da sx: Patrizia Spada, Franco Uda, Fiorella Giacalone e Eleonora Bigi.

da sx: Patrizia Spada, Franco Uda, Fiorella Giacalone e Eleonora Bigi.

da sx: Franco Uda, Fiorella Giacalone e Eleonora Bigi

da sx: Franco Uda, Fiorella Giacalone e Eleonora Bigi

Simona Formica (a sx) e Giulia Vallerani (a dx)

Simona Formica (a sx) e Giulia Vallerani (a dx)

Giulia Vallerani presenta Gender Plus Suriname

Giulia Vallerani presenta Gender Plus Suriname

da sx: Lyda Favali, Patrizia Spada e Franco Uda

da sx: Lyda Favali, Patrizia Spada e Franco Uda

 “Donne in Cooperazione Internazionale” di lunedì 16 Maggio è una tavola rotonda fatta da Donne (ma non solo!), sulle Donne e per le Donne, all'interno di UmbriaMiCo Festival del Mondo in Comune, promosso da Tamat e co-finanziato da Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). 

Quale miglior modo di riflettere sul tema se non attraverso le parole di Maria Grazia Panunzi, Presidente dell’Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo (AIDOS) che ha a che fare ogni giorno con problematiche di genere?

Non potendo essere presente per ragioni personali, ha inviato un’email all’équipe di Tamat che abbiamo avuto il permesso di pubblicare in alcuni tratti salienti.

“Le donne in cooperazione internazionale portano riflessioni a partire dai loro saperi, da loro studi specifici e propongono soluzioni concrete ai bisogni di genere, con approcci innovativi perché spesso mettono al centro l’agency di donne e ragazze che vengono realmente coinvolte nei progetti. […] Le donne e le ragazze si autodeterminano, sono potenti agenti di cambiamento, in grado di migliorare la propria vita e quella delle famiglie, comunità e paesi di residenza.”

Tamat sceglie quotidianamente di rendere le donne “non solo beneficiarie ma protagoniste” – puntualizza la Presidente Patrizia Spada – di programmi di sviluppo. Attualmente sono in corso d’opera due progetti.

Il primo è Gender Plus Suriname – di cui si occupa Giulia Vallerani per Tamat, con l’appoggio dei partner locali Bureau Forum NGOs (BFN) e Arrimage Good’Îles – che mira a rafforzare le competenze della società civile e a ridimensionare il ruolo femminile a livello socio-familiare attraverso laboratori formativi ed erogazione di micro-credito. “Il concetto di gender va digerito,” afferma Esme Afonsowa, una delle 17 coinvolte, “gli uomini pensano sia una cosa da donne”. Gender Plus intende fargli cambiare idea.

Il secondo è Urbagri4Women che ha sede proprio a Montemorcino dal 2016 sotto la supervisione di Domenico Lizzi di Tamat e Andrea Ciribuco ricercatore NUI Galway e un seguito di 19 ragazze e alcuni ragazzi.  Le attività trainanti riguardano l’agricoltura urbana grazie agli spazi ritagliati e gestiti da ACLI e Associazione Orto sole, nonché attività di formazione linguistica e “scambio, coesistenza e coabitazione” (per citare Ciribuco) grazie alla Coop. Perusia e alla Diocesi di PerugiaAd oggi si sta sperimentando la coltivazione di prodotti tipicamente africani adatti ai climi e ai terreni umbri.

A febbraio si è concluso invece Saywa in Perù e Bolivia, coordinato da Simona Formica insieme a Vittoria Bianchini e Ana Chaves, incentrato sul supporto alla micro-impresa femminile nel turismo, sull’accompagnamento alla formalizzazione delle imprese e sullo sviluppo d’impresa rurale attraverso l’ausilio del digitale. La realtà sudamericana è distante da quella africana e le donne molto spesso sono minacciate da un machismo di fondo radicato nella società, per cui è fondamentale che “si sentano libere di parlare tra loro,” spiega Rocìo Arizabal Mendoza, figura preziosa all’interno del progetto.

La Presidente e agronoma Patrizia Spada ricorda anche Ruralia, progetto del biennio 2012-2013 sullo sviluppo agricolo femminile in Bosnia-Erzegovina, che ha “dato il La” ad una crescita economica rivelatasi sostenibile e tuttora fiorente.

Sul tema dell’agency ci offre un caso esemplare Franco Uda, vice presidente ARCS, parlando delle attiviste curde del PKK e della loro feroce battaglia per i diritti e per l’intercambiabilità dei ruoli sociali in Kurdistan. “Abbiamo terribilmente bisogno di complementarietà di sguardi, di misurarci su terreni misti, con lenti che non sono precise e che ci forniscano la complessità di una realtà che non può essere assoggettata ad alcuna formulazione scritta,” con queste parole appassionate Uda si schiera contro ogni ortodossia di pensiero.

Fiorella Giacalone, antropologa e professoressa associata dell’Università degli Studi di Perugia, che attorno alla realtà islamica ha focalizzato le sue ricerche, si sofferma sull’importanza di osservare il contesto storico e socio-culturale nel quale le donne sono inserite e si muovono.“Le donne hanno delle competenze. Perché allora non vengono valorizzate? […] C’è sempre una dimensione di potere dietro, una disparità che dev’essere approfondita.” Al posto di risposte, Giacalone propone delle criticità.

“Esiste dunque un approccio tutto al femminile alla cooperazione internazionale?” si chiede Lyda Favali, professoressa UniPg e cooperante da vent’anni. Le sole esperienze riportate da Tamat, senza dubbio ci dimostrano che è così.

 

 

Redatto da Arianna Fulmini

Studente di LT-Comunicazione Internazionale

Università per Stranieri di Perugia

Stagista a Tamat

 

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